

A partire dal 1827, il senso di solidarietà con i più sfortunati e la sensibilità alle sofferenze altrui, la portano ad essere familiare con le idee di Saint Simon, il filosofo ed economista francese creatore di una dottrina che aprirà la via al socialismo umanitario. Più tardi, ella rivolge la sua attenzione al sistema comunitario elaborato da Charles Fourier e al suo progetto di città armoniosa, il phalanstère, nella quale l’uomo possa realizzarsi attraverso il lavoro, divenuto un mezzo di espressione profonda. Si interessa anche alle teorie di Robert Owen, il quale, dopo aver riordinato la propria fabbrica tessile basandola su principi umanitari e creato un sistema fondato sull’abolizione del profitto, si era dedicato alla diffusione delle proprie idee in fatto di morale e di educazione.
Alla teoria Flora preferisce di gran lunga l’azione. Presenta alla Camera dei Deputati una petizione per l’abolizione della pena di morte, si batte per la chiusura delle carceri, sostiene una lotta per la riabilitazione dei criminali. La sua attività è volta alla riorganizzazione pacifica della società su linee di cooperazione che prevedano, soprattutto, l’emancipazione della donna.

Nel 1835 pubblica un pamphlet dal titolo Nécéssité de faire un bon accueil aux femmes étrangères (Necessità di fare buona accoglienza alle donne straniere), nel quale invita le donne ad allargare i propri orizzonti attraverso lo studio e i viaggi. Nel 1838 esce Pérégrinations d’une paria (Peregrinazioni di una paria), dopo che alcuni suoi brani erano apparsi in diversi periodici, fra i quali la Revue de Paris. In esso l'autrice descrive il suo viaggio in Perù, effettuato cinque anni prima per cercare di ottenere la parte di eredità che le spettava. Lo stesso anno vede la luce il romanzo Méphis.
Nel 1839 la Tristan si reca per la quarta volta l’Inghilterra, dove visita le prigioni, i manicomi, le fabbriche, i bassifondi, i bordelli. Scrive un atto d’accusa contro le condizioni sociali della capitale, dal titolo Promenades dans Londres, pubblicato l’anno successivo.

Si ispira all’insegnamento del Cristo. Crede in un Dio caritatevole ed è convinta che il modo migliore di amarlo e di servirlo sia di amare e di servire il prossimo, non con atti di carità ma mostrandogli il modo di diventare autosufficiente attraverso il lavoro. Non appartiene ad alcuna scuola né partito, non formula dottrine su cui basare il suo modello di società, agisce sotto la spinta di un grande fervore messianico. Prende dai leader riformatori quello che si accorda con la sua esperienza e con il suo giudizio e, partendo dalle loro proposte, ne sviluppa una sintesi originale, il cui elemento principale è l’emancipazione della donna, considerata un prerequisito essenziale per la liberazione della classe lavoratrice e per il raggiungimento di una società armoniosa.

Per diffondere le sue idee, nel 1844 si imbarca in un faticoso giro delle regioni industriali della Francia. Sosta a Digione, a Lione, a Marsiglia e a Tolosa, dove incontra gli operai che non sono in grado di leggere i suoi articoli e li convince a riunirsi in associazione. Il suo messaggio ha un grande impatto sui lavoratori, che cominciano a iscriversi al sindacato.

L’ultimo suo pensiero, tuttavia, è per le donne. Nella sua opera, L’emancipation de la femme, completata da Alphonse Constant e pubblicata postuma nel 1845, l’autrice sostiene che se è giusto per gli uomini chiedere maggiore giustizi, essi dovrebbero a loro volta mostrarsi giusti riconoscendo le donne come loro eguali e mettendo la parità femminile come uno degli articoli della loro Carta.
